Villa Borromeo d’Adda ad Arcore, conosciuta anche come “la Montagnola”, è un esempio splendido di architettura e paesaggistica del XIX secolo. Recentemente, è stata protagonista dell’edizione di “Ville Aperte in Brianza”, attirando l’attenzione di molti visitatori affascinati dalla sua storia e bellezza. Questo articolo esplora la storia, l’architettura, il restauro e il magnifico parco di questa villa.

1. Storia e Architettura della Villa
Le Origini e il Primo Intervento
La villa, commissionata nel 1750 dall’abate Ferdinando d’Adda come residenza personale, era originariamente un edificio molto chiuso verso l’esterno, con l’ingresso sul fronte nord caratterizzato da un portico a tre arcate. Nei primi anni ’40 dell’800, Giovanni d’Adda incaricò l’architetto Giuseppe Balzaretto di effettuare un primo intervento significativo, di cui oggi non rimane traccia a causa dei successivi lavori di Emilio Alemagna.
L’ampliamento e la Rivisitazione di Emilio Alemagna
Nella seconda metà dell’800, Emanuele d’Adda chiamò l’architetto Emilio Alemagna per ampliare e rinnovare la villa. Alemagna adottò lo stile “barocchetto lombardo o teresiano”, creando l’attuale aspetto della villa, visibile ancora oggi. La villa si sviluppa su cinque livelli: interrato, rialzato, primo ammezzato, primo piano e secondo ammezzato, per una superficie totale di 2978 mq suddivisi in 113 ambienti.
2. Struttura e Disposizione degli Interni
La Distribuzione degli Spazi
La villa è suddivisa in vari ambienti distribuiti su cinque livelli, ognuno con caratteristiche e decorazioni uniche che riflettono il gusto e lo stile del periodo.

Il Grande Salone
Progettato da Emilio Alemagna, il grande salone ad angoli arrotondati si affaccia sul parco tramite grandi vetrate, creando una sensazione di immersione nella natura. I sovrapporta sono ornati da stemmi in stucco, e la volta è decorata con stucchi elaborati e un soffitto con tre riquadri, uno centrale raffigurante un cielo dipinto e due bassorilievi laterali.
Lo Scalone
Lo scalone a sbalzo, con gradini in marmo e legno di quercia, è illuminato da tre grandi finestroni serigrafati con lo stemma e il motto della famiglia d’Adda: “con limpidezza”. Il lampadario, la lanterna e la balaustra sono stati disegnati da Alemagna.
La Biblioteca
Caratterizzata da un pavimento ligneo lastronato di noce e acero e da un soffitto a cassettoni in legno decorato, la biblioteca ha librerie incassate nelle pareti, dipinte di grigio con profili in azzurro a smalto.
L’Ingresso Monumentale
L’ingresso principale presenta un pavimento in marmo grigio e nero a scacchi, con pareti e soffitto decorati con dipinti murali raffiguranti architetture e cieli. I sovrapporta riportano gli stemmi delle famiglie Isimbardi, Trotti Bentivoglio e Litta Visconti Arese.
La Sala degli Stucchi
Un ambiente unito da due sale preesistenti, decorato con stucchi a rilievo raffiguranti motivi floreali, conchiglie e cornici modanate. Il restauro ha ricostituito una delle due volte gravemente danneggiate.
La Sala della Musica
Caratterizzata da una balconata per i musicisti e decorazioni murali in finto stucco, con un pavimento in mogano, acacia e noce.
La Sala da Pranzo
Ampia sala con soffitto decorato con rilievi in stucco dorato, tappezzerie in seta damascata verde e arredi fissi, come le consolles in legno intagliato e specchiere decorate da conchiglie a rilievo.
3. Il Restauro del 2016
Principi del Restauro
Il progetto di recupero della villa, avviato nel 2016, ha seguito i principi di compatibilità, riconoscibilità, reversibilità e minimo intervento, preservando la specificità architettonica e decorativa della villa.
Dettagli del Restauro
Il restauro ha riguardato l’intero edificio, sia esterno che interno, mantenendo inalterate le decorazioni e l’architettura originale. Il piano seminterrato è stato trasformato in uno spazio espositivo, mentre gli altri piani sono stati adattati a uffici, rispettando i materiali originali.
4. Il Parco della Villa
Storia del Giardino
Il parco della villa, influenzato dal primo esempio italiano di “giardino paesaggistico” introdotto da Ercole Silva, ha subito varie modifiche dal 1808, con miglioramenti effettuati da Giuseppe Balzaretto e ampliamenti da Emanuele d’Adda ed Emilio Alemagna.

Analisi delle Aree del Giardino
Il giardino si divide in cinque aree principali:
- Giardino formale (1908): Vicino alla villa.
- Giardino paesistico all’inglese: Tra la villa e l’abitato di Arcore, caratterizzato da alberi monumentali e zone aperte con vialetti pedonali.
- Boschi adulti: Composti da specie autoctone.
- Bosco artificiale: Con quercia rossa americana.
- Zone umide: Due stagni a nord della villa, con un canale scavato negli anni ’80.
Villa Borromeo d’Adda ad Arcore è un prezioso gioiello architettonico e paesaggistico, testimone di una storia ricca e affascinante. Grazie ai recenti restauri, la villa continua a essere un simbolo di bellezza e cultura, accessibile al pubblico e apprezzata durante eventi come “Ville Aperte in Brianza”.
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